14.11.2019 - FIDUCIA

Mi fermo spesso a pensare all’efficacia del mio lavoro e come le dinamiche relazionali tra paziente e terapista abbiano un influenza sul processo di guarigione.

Perché la stessa tecnica con qualcuno funziona e con qualcun altro si dimostra invece meno efficace?

Ci sono tanti perché, e tante domande senza risposte.

Anche se cerchiamo di applicare il tutto in modo sempre più scientifico ci sono tantissime sfumature e aspetti che ci sfuggiranno e rimarranno forse per sempre inspiegabili, ed è qualcosa di affascinante.

Analizzando varie situazioni credo che alla base di tutto ci sia la Fiducia.

Fiducia a più livelli.

  • Il terapista ha fiducia nei propri mezzi, è consapevole di ciò che propone ed è profondamente convinto dell’efficacia dei trattamenti proposti.
  • Il paziente ha fiducia in se stesso ed ha un’attitudine propositiva e attiva verso la problematica per il quale si è rivolto al fisioterapista.
  • Il terapista ha fiducia nel paziente, è convinto che ha tutte le risorse possibili per affrontare nel migliore dei modi il suo problema, e dove avrà delle lacune si occuperà di colmare le difficoltà.
  • Il paziente ha fiducia nel proprio terapista, ed è convinto che con una buona collaborazione non potrà che stare meglio.


Tra fisioterapista e paziente si parla di relazione, è una relazione bidirezionale. Come ogni relazione ci si impegna a dare il meglio, ma penso a livello razionale è importante ricordarsi che a volte anche se diamo il massimo come terapisti magari non siamo l’ideale per quel paziente, mentre altre volte siamo il terapista perfetto non soltanto perché quello che facciamo è ideale ma anche per il fatto che la sinergia con il paziente è ottimale. Non stò parlando di amicizia o simpatia tra paziente e fisioterapista, ma di quelle sfumature citate prima che difficilmente potranno mai essere misurate.

L’ambiente, è per me un altro aspetto fondamentale quando si vuole instaurare la fiducia tra terapista e paziente. Sono sempre stata parecchio contraria ad ambienti di lavoro aperti dove ci sono file di lettini uno di fianco all’altro, si perdono tanti aspetti del trattamento, che non è solo fisico ma anche mentale, sia per il paziente che per il terapista.

Chi è entrato alla Fisioboutique sà di cosa parlo, nel mio studio mi sento tranquilla e serena, in questo modo anche le mie mani trasmetteranno queste emozioni al paziente e il paziente nel contempo si sente libero di raccontare ciò che ha voglia di dire in quanto non si sente giudicato da terzi.

Ho cercato di rendere il mio studio accogliente, in modo che chi entra si sente subito a proprio agio. Quando viaggio con gli atleti e i trattamenti sono nella camera dell’albergo dove allo stesso tempo dormo, cerco comunque di riprodurre per quanto sia fattibile l’ambiente che sono riuscita a creare nel mio studio.

Quando ho dato il nome Fisioboutique al mio studio, ho sempre pensato ai Boutique Hotel, quegli alberghi non troppo grandi, dove si osserva la cura di ogni minimo dettaglio e l’atmosfera è sempre accogliente.

Dopo questa riflessione la mia personalissima conclusione rimane questa, voglio continuare a migliorarmi quale terapista al fine di poter proporre un’ampia gamma di terapie valide, ma nel contempo essere consapevole che non andrò bene per tutti, per questo trovo importante collaborare con una rete di terapisti nei quali si ha piena fiducia al fine di eventualmente indirizzare i propri pazienti per completare l’offerta terapeutica.







 
 
 
 
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