28.9.2019 - diario di una fisioterapista per mountain bikers
È capitato tutto un po’ per caso, anche se veramente per caso nella vita credo non accade mai nulla.
A fine marzo sono stata contattata da un atleta del Bmc Racing Team, il quale mi chiedeva se fossi disponibile a diventare fisioterapista per il loro team, cercavano un bravo professionista, motivato.
La motivazione non è di certo un fattore che mi manca, la bravura tocca agli altri giudicarla, ma sicuramente sono sempre entusiasta quando si tratta del mio lavoro.
Due settimane più tardi prendo la mia decisione, accolgo la proposta!
Così da aprile oltre al lavoro quale fisioterapista presso il mio studio, sono diventata fisioterapista per il BMC Racing Team di Mountain Bike, il che significa seguire gli atleti durante le gare di coppa del mondo.
Il mio secondo nuovo lavoro si è tradotto in molte assenze da casa e dallo studio; i pazienti e gli amici hanno iniziato a pensare che fossi sempre in vacanza a spassarmela. In realtà da allora non ho praticamente più fatto vacanza e i giorni in studio dovevano essere molto più intensi al fine di far combaciare tutto alla perfezione.
Dall’esterno questo mondo è conosciuto grazie alla trasmissione delle gare da Red Bull Tv, si vedono le gare, i tracciati e le interviste agli atleti, tutto molto bello e divertente.
Questo mondo visto dall’interno è qualcosa in parte di molto diverso, per questo ho voglia di raccontarlo, almeno un pochino, con i miei occhi da fisioterapista.
Le tappe
Albstadt, Germania, non posso esserci in quanto devo terminare la formazione di Terapista Manuale, raggiungo il Team per la seconda gara di coppa del mondo, Nové Město, Repubblica Ceca.
Si tratta di una delle tappe preferite degli atleti, due sono i fattori che la rendono tale, il tracciato incredibilmente bello e tecnico e il pubblico, accorre in questa radura dispersa tra le colline sempre numeroso e incita gli atleti in modo davvero caloroso.
Non ci sono molte infrastrutture, l’albergo è praticamente uno solo per tutti i team presenti a questa seconda tappa di Coppa del Mondo, l’ambiente è di conseguenza molto famigliare, c’è l’occasione per passare un po’ di tempo con persone di tutti i team, conoscere gente nuova e capire che in fondo si tratta di un mondo molto piccolo.
Dopo Nové Město, sono seguite le tappe in Andorra, per andare poi in Francia a Les Gets, in Italia in Val di Sole, ritornare in Svizzera a Lenzerheide e finire con una lunga trasferta in West Virginia a Snowshoe (se non avete mai sentito parlare di questa destinazione è del tutto normale).
Le giornate
In media si arriva sul posto tra mercoledì e giovedì, per ritornare a casa la domenica sera o il lunedì dopo l’ultima gara.
Le gare e gli orari degli allenamenti seguono una scaletta che si ripete in modo quasi identico per tutte le tappe, si può quindi creare una routine quotidiana da ripetere nei vari posti.
Ogni atleta vive in modo diverso l’avvicinarsi delle gare, ciascuno in base alle proprie sensazioni e bisogni, struttura la propria giornata tra allenamenti, riposo, esercizi, social media, sponsor, terapie, setting della mountain bike con i meccanici. Da parte mia mi adatto, facendo i trattamenti tra i loro impegni anche a seconda degli obiettivi che abbiamo concordato.
I pasti sono i momenti di condivisione, dove il Team al completo si raduna.
Alle 8.00 ci si trova per colazione, se dormiamo in Hotel significa che posso approfittare di un paio di ore tutte per me prima di gustarmi il mio pasto preferito in ottima compagnia, se si dorme in appartamento, alle 7.00 sono pronta per aiutare il cuoco, il che si traduce in circa 45’ a mia disposizione per fare un po’ di attività fisica (non mi alzo prima delle 6.00, le giornate sono lunghe e impegnative).
Il pranzo varia a seconda degli orari degli allenamenti come pure la cena.
Grazie ad un super cuoco siamo abbastanza viziati, ogni giorno ci gustiamo pranzi equilibrati davvero squisiti, inoltre per la mia gioia non manca mai il cioccolato a fine pasto, chiaramente rigorosamente fondente. Io mi occupo di preparare la tavola e mi sono specializzata nella preparazione di macedonia e birchermüesli, per il resto lascio il lavoro al grande Pierre.
Tradizione del Team Bmc, è la fondue al formaggio il sabato serata, per gli atleti c’è il solo gesto simbolico di un boccone (a volte qualcuno di più) di pane nel formaggio fuso, mentre i meccanici prendono questa cena decisamente più sul serio. Adoro questa specialità, me ne gusto sempre qualche boccone, per poi abbandonare i meccanici e seguire gli atleti in quanto di solito dopo cena devo ancora fare loro qualche trattamento.
Il mio compito
Più volte la gente mi ha chiesto, “cosa fai?”
Bella domanda, alla quale esattamente nemmeno io sapevo rispondere prima di raggiungere il Team.
il segreto di un fisioterapista è quello di ascoltare, capire dapprima le esigenze della persona che si ha di fronte, dargli il miglior supporto possibile e capire poi con il tempo i lati che si possono completare e migliorare, consigliando strade che non si erano magari ancora percorse poiché nemmeno conosciute.
Nell’immaginario collettivo il fisioterapista sportivo è una persona dal fisico possente, deve far fronte a trattamenti che richiedono la forza di Hulk per riuscire a cambiare il tono di gambe muscolose; gli atleti professionisti sono visti come macchine da guerra indistruttibili.
La realtà è molto diversa. Io sono minuta, le mie mani sono abbastanza forti per fare dei massaggi profondi quando me lo richiedono, ma anche sensibili e di velluto per percepire le emozioni che stanno sotto alla pelle, racchiuse tra i muscoli.
Gli atleti vivono in uno stato di equilibrio delicato, hanno un cuore e vivono mille emozioni forti allo stesso momento, il tutto è ovviamente amplificato nei periodi delle gare. Anche il loro sistema immunitario è delicato nei periodi di massimo carico.
Non puoi trattare un atleta se non ti prendi il tempo per conoscerlo. Non puoi trattare un atleta se imponi la tua personalità alla sua. Non puoi trattare un atleta se imponi le tue idee senza ascoltare le sue esigenze, anche quelle più piccole e banali.
Devi essere un’ombra, loro sono il sole, devi fargli capire che ci sei sempre, anche nei giorni grigi e soprattutto nei giorni di pioggia.
A volte le giornate sono lunghe e gestire le emozioni oltre al lavoro fisico può essere difficile, ma alla fine loro sono il sole, e il calore delle emozioni nei giorni limpidi sono indescrivibili.
Ho sempre praticato sport, facendo anche competizioni, conosco la forza di gioia o delusione che si provano al traguardo; quest’anno in un paio di occasioni in particolare ho gioito come se quella linea l’avessi tagliata io stessa, il loro risultato non è solo un numero, sai il lavoro che c’è dietro alle loro estenuanti fatiche, conosci i lati positivi ma anche quelli duri e difficili che un professionista deve affrontare nella quotidianità.
La finishline è l’unico momento in cui mi permetto di dare luce alle mie emozioni, altrimenti il rapporto deve essere unidirezionale, le emozioni che devono trasparire verso gli atleti e la mia energia deve essere solo positiva, i miei input devono sempre essere focalizzati al migliorare le loro prestazioni fisiche e mentali.
Ma per finire concretamente cosa faccio?
Il massaggio, è per alcuni una parte importante della terapia, c’è chi lo desidera profondo in un determinato momento, leggero in altri, drenante dopo un viaggio, altri ancora dicono che le mie mani sanno giudicare cosa i loro muscoli hanno bisogno e mi lasciano fare.
Integro molta terapia manuale per mobilizzare le articolazioni molto stressate al fine di rendere la mobilità del corpo fluida e armoniosa.
Lavori passivi e attivi per il tessuto connettivo e nervoso.
Trattamenti sui visceri e il diaframma. Tecniche di terapia craniale. Aromaterapia.
Esercizi per migliorare la respirazione, la posizione in sella e la pedalata e piccoli trucchi per affrontare la gara nel migliore dei modi.
Alla fine il mio lavoro è molto variato, fortunatamente non vedo solo cosce e glutei, l'obiettivo è l’armonia del corpo a 360 gradi.
Nel pre gara con alcuni facciamo esercizi respiratori, altri necessitano solo l’applicazione di un breve massaggio con prodotti che aiutano a termoregolare meglio il corpo a seconda della situazione climatica, altri ancora invece hanno solo bisogno di stare seduti in silenzio.
Prima delle gare accompagno gli atleti alla partenza, la tensione è notevole.
Durante la gara ci si occupa del rifornimento, dare acqua e borracce a velocità lampo.
All’arrivo si deve essere pronti con acqua, coca cola, asciugamani bagnati, vestiti asciutti. A volte un abbraccio, a volte sorrisi, dipende, è il momento dove parte il cammino verso un nuovo obiettivo, verso il prossimo traguardo.
photo credits: The attention builders & Thomas Weschta