28.7.2021 il riflesso di un mondo...
... tempo di olimpiadi estive, ci si improvvisa tifosi di atleti che a malapena si riesce a pronunciarne il nome, tutti diventano appassionati ed esperti di sport fino al giorno prima totalmente sconosciuti. C'è chi festeggia, chi è deluso comodamente sdraiati sul divano di casa. Dei successi si vanta una nazione intera, dell'obiettivo non centrato si punta il dito verso una sola persona, l'atleta.
Come tutti gli eventi importanti vengono fatte tante interviste, vengono scritti tanti articoli.
Una cosa non capisco, prima, durante e dopo ogni grande evento sportivo non mancano le storie di depressione tra gli sportivi, sia donne che uomini, sia giovanissimi che a fine o post carriera ... a volte sono i giornali a narrare queste storie, a volte gli atleti stessi che ci comunicano che non ce la fanno più a sostenere tanta pressione, altri cadono in una spirale negativa anche dopo il successo.
Mi chiedo a questo punto come mai non si smettono di giudicare certe prestazioni; certi risultati; l'aspetto fisico; la smorfia di dolore; il pugno di stizza; le lacrime; gli abbracci dati e quelli rifiutati; le parole pronunciate durante certe interviste, quando il cuore batte ancora a mille e la voce interrotta dal fiatone.
Abbiamo miliardi di fotografie, ore e ore di video, ma quello che vediamo dietro a tutte queste immagini sono solo riflessi, emozioni che interpretiamo, ma non possiamo vedere e sapere quello che stà dietro a tutto questo, pensare di sapere tutto quando non si è vissuto nulla è un semplice miraggio. Trovo brutale come i media e i tifosi siano in grado di giudicare un atleta in un secondo, senza scrupoli, senza sensibilità, senza sapere nulla. Anche quando siamo sul posto a vedere una gara, ci sono tante cose che ci sfuggono, anche se crediamo di vedere tutto.
Come fisioterapista di sportivi so che uno dei lavori maggiori è quello del supporto a 360 gradi, il lettino è il momento di scarico, di tensioni fisiche ma anche quelle di mentali, inoltre il segreto professionale che devi mantenere ti rende la persona migliore con la quale confidarsi.
Persone che hanno fatto a volte sacrifici incredibili, che si sono rialzati più volte quando la maggior parte delle persone avrebbero già gettato la spugna da tempo. Un'atleta è già estremamente esigente e critico su se stesso, anche in età molto giovane, non ci sono bisogno quelle critiche buttale li a caso, per niente costruttive a rincarare la dose. Nessun atleta di un certo livello è debole mentalmente altrimenti non sarebbe arrivato dove lo vediamo.
Sarà forse per questo che rimango molto sensibile quando sento certi giudizi, chi vince da favorito: era scontato; chi non fa un piazzamento da favorito: una grandissima delusione.
Si giudica l'età, l'aspetto fisico, le scelte, i cambiamenti, il tutto senza il minimo rispetto, senza pensare che si può ferire una persona, poiché pur sempre di persone stiamo parlando.